mercoledì 11 novembre 2015

PARLANDO DI FAMIGLIA

In occasione dell’incontro a Carpineto - del 21/11/2015 - organizzato da Bioacademyonline con la Congregazione delle Sacramentine per le celebrazioni del 300° della loro Fondazione.
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Uno dei maggiori quotidiani nazionali titola :
"Istat, in Italia sempre meno matrimoni. Dal 2008 raddoppiate le unioni di fatto"
spiegando nel sottotitolo che :
"Le convivenze sono oltre un milione. Nel 2014 celebrati 189.765 matrimoni, meno 57mila in cinque anni. Libere unioni modalità sempre più diffusa di formazione della famiglia: oltre un nato su quattro nel 2014 ha genitori non coniugati. Ci si sposa di meno per il calo delle nascite dell'ultimo trentennio: ridotta la popolazione nella fascia 16-34 anni. In flessione anche i matrimoni misti, si assestano divorzi e separazioni"
(per l'intero articolo vedasi il link seguente :
http://www.repubblica.it/cronaca/2015/11/12/news/istat_in_italia_sempre_meno_matrimoni_raddoppiate_coppie_di_fatto-127170898/?ref=HREC1-1 )

Questa circostanza è un’opportunità per argomentare sul tema della famiglia.

Si può iniziare con il concetto di <<famiglia come salvezza>> richiamando alcuni paragrafi significativi della recente Evangelii Gaudium che ci parlano della crisi della famiglia, della conseguente delusione, dell'aridità che, a seguito delle prove cui sottopone il Mondo, può insorgere in alcuni, ma che può trasformarsi in una prova di Fede.

La famiglia attraversa una crisi culturale profonda, come tutte le comunità e i legami sociali. Nel caso della famiglia, la fragilità dei legami diventa particolarmente grave perché si tratta della cellula fondamentale della società, del luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori trasmettono la fede ai figli. Il matrimonio tende ad essere visto come una mera forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno. Ma il contributo indispensabile del matrimonio alla società supera il livello dell’emotività e delle necessità contingenti della coppia. Come insegnano i Vescovi francesi, non nasce «dal sentimento amoroso, effimero per definizione, ma dalla profondità dell’impegno assunto dagli sposi che accettano di entrare in una comunione di vita totale».
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È innegabile che molti si sentono delusi e cessano di identificarsi con la tradizione cattolica, che aumentano i genitori che non battezzano i figli e non insegnano loro a pregare, e che c’è un certo esodo verso altre comunità di fede. Alcune cause di questa rottura sono: la mancanza di spazi di dialogo in famiglia, l’influsso dei mezzi di comunicazione, il soggettivismo relativista, il consumismo sfrenato che stimola il mercato.
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Anche la propria famiglia o il proprio luogo di lavoro possono essere quell'ambiente arido dove si deve conservare la fede e cercare di irradiarla. Ma «è proprio a partire dall'esperienza di questo deserto, da questo vuoto, che possiamo nuovamente scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi, uomini e donne.

Per cercare d'identificare “lo spirito del tempo” in tema di Famiglia, appare opportuno riportare una testimonianza riguardante : “L’incontro con una ragazza laureata in scienze politiche che per sopravvivere cercava di vendere ai passanti nel centro cittadino l’abbonamento alla rivista Cani & Gatti”. Si può immaginare con quali  guadagni!
Ascoltando la sua storia di precaria si è potuta interiorizzare la sua condizione di emarginazione in questa crisi che viviamo; fino a “sentire” la sua insicura condizione di sottoutilizzo, sino a sfiorare la commozione, ormai facilitata dalla canizie.
E’ apparso subito chiaro che la sua condizione nel mondo del lavoro è certamente aggravata dal suo essere donna.
E’ stato positivo ascoltare e apprezzare il suo progetto futuro di casa d’accoglienza, tutto rivolto al sociale, al soccorso altrui, in termini volontaristici ed altruistici.
Ma, pur nel breve scambio occasionale, sinceramente, non si è sentito pronunciare da lei le parole: matrimonio, famiglia, figli. E ci si chiede se nella sua condizione di precariato quella ragazza può, onestamente, porsi un simile obiettivo.
C’è da valutare, quindi,  se oggi questa triade <<matrimonio, famiglia, figli>>  possa ancora costituire – nelle condizioni attuali – un valore fondamentale agli occhi di molti giovani disoccupati o precari, o se essa non costituisca per essi, piuttosto – in tutto o in parte ed in maniera inconsapevole, quasi inconscia – un insieme di valori di cui si tenta di liberarsi disperando della Provvidenza in frangenti difficili.
Non si sa se fortunatamente o sfortunatamente, ma oggi siamo ben lontani dai tempi in cui il matrimonio veniva percepito – per la verità non soltanto dalle donne – come “sistemazione”.  
Oggi, si parla spesso, piuttosto, di scelta responsabile e consapevole. E la domanda che subito sorge è la seguente : in quanti casi si verifica questa scelta responsabile e consapevole?
Il concetto di "orfananza" ha riportato a galla i numeri della globalizzazione. Essi ci dicono che sul pianeta ci sono oltre 3,5 miliardi di poveri, di cui 2,5 miliardi sono a livello di sussistenza con 2 dollari al giorno e 1,5 miliardi non ha accesso ai servizi essenziali  (elettricità ed acqua, etc.). Gli stessi numeri ci dicono che ogni anno a queste misere schiere si aggiungono ulteriori 60 milioni di poveri  che ampliano la forbice tra ricchi e poveri.
E dov’è in tutto questo la possibilità di paternità e la maternità consapevole? Siamo di fronte ad un problema demografico e di sostenibilità su scala planetaria. Ma toccare questi temi alla luce della Fede lo ha tentato Papa Francesco ed è stato subito polemica.
I problemi della società di oggi non si riassumono certo tutti in questa triade : matrimonio, famiglia, figli; possiamo però affermare che ne costituiscono il nucleo centrale.
Dando uno sguardo alla società moderna e globalizzata non si può fare a meno di notare alcuni elementi distintivi che dovrebbero essere divenuti parte integrante della nostra civiltà. Ma, vediamo in che modo!
Si direbbe, infatti, che i Regni, gli Stati e le Nazioni sono stati storicamente e sono tuttora chiamati a sostenere politiche che promuovano la centralità e l’integrità della famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, prima e vitale cellula della società, facendosi carico anche dei problemi di sostenibilità economica, fiscale, educativa, nel rispetto della natura relazionale e sociale insita nella famiglia.
Ma, è ancora veramente così, in pratica? E lo è in maniera globalizzata? La risposta è certamente : no!
Come non notare che esiste in tutto ciò uno iato, una spaccatura, tra teoria e prassi, tra predicato e vissuto. E’ esattamente ciò che si verifica in modo analogo per la possibilità, più che per il diritto, ad un lavoro; un lavoro che, in ogni società, dovrebbe essere espressione della dignità di ogni essere umano: un lavoro scelto liberamente, che associ efficacemente i lavoratori, uomini e donne, allo sviluppo della loro comunità.
Insomma viviamo in uno stadio della civiltà che va negando nei fatti ciò che essa ha insegnato nei valori di riferimento, e va smantellando ciò che solo parzialmente ha realizzato, perché l’ha ormai ritenuto “non più sostenibile”; mentre al tempo stesso i problemi demografici che minano quella sostenibilità sembrano essere ignorati, quando non è addirittura condannato come tabù la loro aperta ed esplicita menzione.
L’insegnamento pastorale ci dice che non dovremmo essere troppo critici nei confronti del nostro tempo, perché esso ci è stato assegnato dal Creatore per vivere la nostra esperienza di vita su questo Mondo. Ma, possono i Cristiani far finta di ignorare e astenersi dal valutare realtà sotto i loro occhi?
Oggi il ruolo della famiglia nella società deve misurarsi non soltanto con le tradizionali forze che ne hanno storicamente frustrato le aspirazioni e i valori, ma anche con un nuovo nemico: quella crisi – non solo economica, ma soprattutto etica - che sembra vada  assumendo modalità  stabili e strutturali.
Pur di non cambiare “modello di crescita” si sostiene che la piramide dell’età richiede nuove nascite; che la civiltà e lo sviluppo lo impongono! Eppure, non sono poche oggi le coppie, che scelgono la convivenza, rinunciando a una formale unione matrimoniale, evitando accuratamente di procreare; adducendo motivazioni di carattere soprattutto economico. Sembra opinione diffusa che convenga essere liberi da vincoli familiari, visto che le condizioni sociali, specie dei giovani, sono  sempre più misere ed incompatibili con uno status di coppia “convenzionale” legata da inscindibili vincoli matrimoniali.
Aldilà delle promesse effimere, la politica  di questo tempo sembra sempre più impegnata a realizzare e legalizzare elitarie unioni civili che a sostenere e proteggere  la famiglia nelle sue forme tradizionali.
C’è da chiedersi seriamente quale potrà essere, il ruolo della famiglia per lo sviluppo futuro del paese e soprattutto per conservare cultura e fede.
Sembra quasi che la globalizzazione tra i diversi effetti collaterali stia macinando i tradizionali valori della famiglia, imponendo una grigia uniformità, in cui solo gli aspetti meramente materiali risaltano alla nostra attenzione facendo dimenticare come essa, in quanto famiglia, nasce in virtù di un sacramento : il matrimonio, dove nella coppia, all’atto del concepimento è già presente quella Triade (Padre, Figlio e Spirito) che genera la vita e le infonde dignità immanente e trascendente.
C’è da augurarsi di essere smentiti, ma i tempi che si prospettano appaiono molto difficili e oscuri. Eppure lo vediamo nelle tragedie migratorie di questi tempi: è sempre la famiglia, e all’interno di essa  la donna in particolare,  che in tragiche circostanze, seguendo una naturale vocazione, cerca di preservare e promuovere la vita in ogni condizione, riassumendo in sé il presidio della famiglia, luogo degli affetti, ma anche luogo deputato alla formazione dei valori spirituali e materiali da trasmettere alle generazioni future.
Nel frattempo, non possiamo che augurarci un cambiamento generale richiamando il valore profetico di una promessa; quella fatta dal Creatore al genere umano indotto ingannevolmente nel peccato dal Grande Istigatore : ”Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: tu le insidierai il calcagno, ma essa ti schiaccerà il capo”.
E’ il segno della promessa salvezza! E’ il segno della vittoria finale sul Signore del Male!

Ma, quel giorno lo attendiamo sinceramente? 

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